Mura di Bergamo: il Museo

L’affresco raffigura un accampamento in vista di un possibile assedio e rappresenta novità e contraddizioni dell’evoluzione militare del primo Cinquecento: le tradizionali armature e le armi bianche convivono con le nuove armi da fuoco, così come cavalleria, fanteria e artiglieria sono schierate insieme. Il borgo è cinto da mura utili a respingere un assedio fatto con scale e catapulte, non certo a reggere l’urto dei nuovi cannoni, per resistere ai quali verranno inventate in Italia le “fortezze alla moderna”, come cinta bastionata di Bergamo

Il dipinto è l’unico ritratto a figura intera conosciuto di Sforza Pallavicino, uno dei principali “registi” della costruzione delle mura veneziane. È Pallavicino a proporre al Senato Veneziano nel 1561 la soluzione di fortificare Bergamo cingendo nel perimetro murario la parte alta della città. Il bastone di comando nelle sue mani e l’armatura decorata testimoniano la sua comprovata esperienza da uomo d’arme, accompagnata da una brillante abilità nella progettazione e nella realizzazione di architetture difensive.

Prodotto a Brescia – sede di un’importante filiera per la creazione di armature da piede – questo corsaletto “alla pisana” si distingue per una fine e ricca decorazione con trionfi d’armi e musicali, mentre sulle spalle e sul petto compaiono cammei con volti maschili e femminili. Questi modelli erano acquistati per le guardie del corpo delle famiglie regnanti o per le guardie di palazzo: tra ‘500 e ‘600 la loro commercializzazione raggiunge persino l’Olanda e il Giappone, dove erano di moda tra i Samurai.